Un regolamento per le primarie

Come selezioneremo i candidati del Partito Democratico alle prossime elezioni?

Dobbiamo valorizzare i punti di forza del nostro essere Partito e del nostro essere Democratici. Il nostro deve essere un Partito che si fa carico di selezionare e rinnovare una vera classe dirigente che viene candidata a rappresentare il Paese e a gestire la cosa pubblica nell’interesse collettivo.

La scelta che abbiamo fatto è quella di un partito che definiamo Democratico perché il potere appartiene alla base e non è nelle mani del leader o di un ristretto gruppo. Il Segretario è solo il rappresentante. Gli organi di direzione svolgono sempre solo un compito in nome e per conto della base del partito.

Questa proposta cerca di delineare un meccanismo per la selezione dei candidati che permetta considerare i seguenti punti:

  • potere decisionale alla base nella selezione dei candidati
  • riconoscimento dei circoli come struttura fondante del Partito
  • bilanciamento dei poteri tra i vari organismi del Partito
  • corresponsabilità e coinvolgimento del Segretario nella scelta dei candidati
  • autonomia dei territori
  • rispetto della parità di genere
  • apertura alla società civile
  • rispetto delle rappresentanze territoriali
  • valore del tesseramento
  • restituzione ai cittadini della possibilità di scegliere i loro rappresentanti.

La proposta si articola in 6 fasi:

  1. selezione da parte dei circoli
  2. selezione sulla base delle tessere
  3. aggiunta (limitata) da parte del segretario competente a livello di collegio
  4. selezione da parte dell’assemblea competente a livello di collegio
  5. modifica (limitata) da parte del segretario competente a livello di elezioni
  6. scelta dei rappresentanti da parte degli elettori

Gli attori diretti e indiretti interessati nel processo di selezione sono:

  1. tesserati (indiretti)
  2. circoli
  3. segretario del livello di collegio
  4. assemblea del livello di collegio
  5. segretario del livello di elezioni
  6. cittadini.

Candidati per il Parlamento

Fino a quando la legge elettorale impedirà ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti in Parlamento, il Partito Democratico deve costruire le liste con il metodo delle primarie. I nostri elettori verranno chiamati a scegliere i loro rappresentanti. Inoltre, per assicurare veramente la parità di genere, gli elettori si troveranno due schede per la Camera e due per il Senato, una per ogni genere (le due schede separate invece della scheda con doppia preferenza servono per evitare il rischio di riconoscibilità del voto). In questo modo le liste bloccate che il partito presenterà alle elezioni saranno formate ordinando i candidati secondo il numero di preferenze ottenute alle primarie in due elenchi distinti per genere e poi scegliendo alternativamente un uomo e una donna iniziando dal genere che ha il candidato con il maggior numero di preferenze in assoluto. Facendo così si assicura la parità di genere degli eletti e si restituisce agli elettori la possibilità (e la responsabilità) di scegliere i propri rappresentanti.

Un discorso a parte va fatto per la selezione dei candidati che poi verranno sottoposti alle primarie. Il Partito Democratico deve privilegiare al massimo la selezione da parte della base. I circoli sono la nostra ricchezza e il rinnovamento della classe dirigente non può che passare da loro. Il meccanismo che propongo parte quindi da candidature supportate dai circoli. I circoli decidono, con voto di maggioranza, di supportare quattro candidati, uno per genere per ogni ramo del Parlamento. La candidatura da parte del circolo ha un peso pari alla media degli iscritti negli ultimi 3 anni, in modo da premiare la costanza del tesseramento. Un candidato può essere supportato da più di un circolo ed il suo peso è pari alla somma dei pesi dei circoli che lo supportano.

Nel caso in cui la rosa dei candidati scelti dai circoli superi il totale dei candidati da mettere in lista, vengono eliminati i candidati con minor peso.

La rosa viene presentata al segretario regionale che può proporre altri candidati per ristabilire la parità di genere o per bilanciare la rappresentanza territoriale. Il numero di candidati proposti dal segretario non può essere superiore al 20% del totale dei candidati da mettere in lista.

Nel caso in cui la rosa dei candidati scelti dai circoli più quelli eventualmente scelti dal segretario ecceda il totale dei candidati da mettere in lista, entro una settimana l’assemblea regionale vota a scrutinio segreto i candidati, con due schede, una per ogni genere. Le liste di candidati da sottoporre a primarie saranno formate scegliendo alternativamente tra candidati di genere diverso che hanno ottenuto maggior voti in assemblea, partendo dal genere che ha il candidato con il maggior numero di voti. Nel caso che dalla prima votazione esca una rosa di candidati insufficiente a completare le liste anche solo nel caso non si riuscisse a mantenere l’ alternanza di genere, allora si ripete la votazione a scrutinio segreto con i soli nomi dei candidati che non hanno ricevuto voti nella prima votazione. I risultati della seconda votazione vengono messi in coda alle liste della prima per continuare il processo di selezione fino a quando si raggiunge il totale dei candidati da mettere in lista.

Le rose di candidati uscite dalle assemblee regionali vengono presentare al segretario nazionale che può sostituire al più il 10% dei nominativi nel caso occorra inserire personalità della società civile con particolari competenze che possano essere un valore aggiunto per il Parlamento.

Le rose di candidati così ottenute saranno quelle che formeranno le liste del Partito Democratico. L’ordine dei candidati in lista sarà definito con le primarie grazie al metodo descritto all’inizio.

Candidati ai consigli regionali

Il metodo proposto per la selezione dei candidati al parlamento può essere mutuato anche per la selezione dei candidati al consiglio regionale con la differenza che la rosa dei candidati proveniente dai circoli va presentata prima al segretario provinciale che può aggiungere un massimo di 20% per ristabilire parità di genere e rappresentanza territoriale, poi viene votata in assemblea provinciale nel caso i candidati fossero troppi e infine il segretario regionale può modificare un massimo del 10% per aprire a personalità della società civile.

Visto il sistema elettorale con preferenze, non è necessario il metodo delle primarie.

Candidati ai consigli provinciali

Le Province vanno abolite.

Candidati ai consigli comunali

In questo caso il meccanismo può essere semplificato, pur mantenendo i principi di selezione dalla base, suddivisione e bilanciamento dei compiti dei vari organismi del partito, valore del tesseramento.

 

I circoli propongono i loro candidati privilegiando la parità di genere (in realtà piccole abbiamo visto che il vincolo della parità del genere può essere eccessivamente difficile da mantenere). Ogni circolo ha un peso dato dalla media delle tessere negli ultimi 3 anni e viene diviso in parti uguali tra i candidati proposti per ogni genere (se il circolo pesa 120 e propone 2 candidati di genere maschile e 3 di genere femminile, i primi due peseranno 60 ognuno e le seconde tre peseranno 40 ognuna).

 

I candidati possono essere presentati anche da più circoli e in quel caso il loro peso è dato dalla somma dei pesi ottenuti.

 

Nel caso il numero dei candidati espressi dai circoli superi il totale della lista, vengono esclusi i candidati di minor peso.

 

La rosa dei candidati viene presentata al segretario cittadino che può aggiungere al massimo un 20% di nomi per ristabilire parità di genere, rappresentanza territoriale e per inserire nomi di particolare rilievo dalla società civile.

 

Nel caso in cui la rosa complessiva con l’aggiunta dei nomi da parte del segretario superi il totale dei candidabili allora l’assemblea cittadina vota a scrutinio segreto con il metodo descritto precedentemente.


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