In questi ultimi giorni mi sono concentrato sugli emendamenti al DL 69/2013. Dei 22 che ho presentato come primo firmatario, solo 1 è stato approvato. Non so se 1 su 22 sia una buona media, ma sono contento lo stesso, perché penso di essere riuscito a migliorare un po’ le cose e tanto mi basta (per ora). L’emendamento in questione cerca di risolvere un problema relativo all’attuazione dell’agenda digitale: quello dei decreti attuativi che dovevano essere adottati dai vari ministeri e non lo sono ancora. Con la mia proposta avranno ancora 30 giorni di tempo dopodiché ci penserà il Presidente del Consiglio dei Ministri. Una leva vera in mano a Caio, Ragosa e al Presidente Letta.
La vittoria inutile invece si riferisce ad un altro emendamento, il 14.2.
2-bis. All’articolo 45, comma 2, del codice dell’amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, sono aggiunte in fine le seguenti parole:, a decorrere dalla data del primo accesso alla casella di posta elettronica successivo alla trasmissione.
Serve a risolvere un problema relativo alla Posta Elettronica Certificata. In questo momento è equiparata alla raccomandata A.R. con la differenza che mentre con la raccomandata la ricevuta torna indietro quando ho la lettera in mano, con la PEC la ricevuta ritorna non appena l’email è consegnata in casella, anche se il destinatario non sa che è arrivata, con il problema che i termini per eventuali ricorsi decorrono a partire da quella data e non da quella in cui il destinatario viene a conoscenza della comunicazione. Insomma, per esagerare, con la PEC si può ottenere la ricevuta di ritorno anche dai morti ed io credo nei benefici della digitalizzazione, ma non fino ad arrivare a questo tipo di “miracoli” che preferirei evitare insieme ai vari ricorsi e problemi che potrebbero scatenare.
L’emendamento 14.2 era stato dichiarato inammissibile in commissione per estraneità (secondo gli uffici non era strettamente attinente al testo del decreto). Ho presentato ricorso, ma è stato respinto. Ho ripresentato l’emendamento in Aula ed è stato dichiarato di nuovo inammissibile. Ho discusso con gli uffici fino a convincerli del contrario (infatti l’art. 14 del DL parla del domicilio digitale che è legato alla PEC) ottenendo la riammissione da parte del Presidente. Sono riuscito anche ad ottenere che l’emendamento rientrasse tra i 10 segnalati dalla maggioranza (tutti gli altri sarebbero stati ritirati per motivi di tempo) grazie all’aiuto del responsabile d’aula e del relatore. Poi… il M5S non ha acconsentito a ridurre il numero degli emendamenti (400) presentati e quindi, per evitare il rischio di non riuscire a convertire in tempo i vari decreti che abbiamo in agenda, il Governo ha deciso di mettere la fiducia sul testo licenziato dalle commissioni. Traduzione: niente emendamento 14.2…
(ma io ci riprovo al Senato con l’aiuto di qualche collega, eh!) 🙂
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